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Errori da non fare nelle newsletter

Ogni giorno migliaia di aziende usano il mail marketing per arrivare al cliente finale. Vediamo una serie di errori da non fare nelle newsletter per poter sfruttare nel migliore dei modi il mail marketing.

Non sempre per il cliente che riceve le mail si parla di servizio infatti, spesso, riceviamo dei messaggi da aziende che non conosciamo e per vari motivi non apprezziamo: uno degli errori da non fare nelle newsletter è proprio quello di mandare a caso le nostre comunicazioni, perché un cliente non interessato non è certamente utile al nostro business.

Un primo aspetto da analizzare è legato proprio alla costruzione di un database di qualità che ci serve per selezionare una serie di nuovi potenziali clienti. Ci sono tanti modi per costruire un database di persone interessate, facciamo alcune considerazioni in questa pagina (link qui), ma in questo contesto è importate capire che una strategia vincente si basa proprio sulla qualità di chi riceve.

Prima regola: solo invii autorizzati

Tra gli errori da non fare nelle newsletter, il primo da analizzare è l'autorizzazione all'invio che non possiamo avere se il database è stato acquistato. Comperare database significa fare spam e non lo diciamo per sentito dire, lo diciamo per esperienza. Un database acquistato rende circa il 2%, forse meno, ma se facciamo due calcoli, comperando 10mila indirizzi, significa che rompiamo le scatole a 9800 persone, dato abbastanza significativo.

Perché molte aziende vendono dati "profilati"?

Molte aziende si propongono come parter ideale per fornire indirizzi mail profilati e sicuri, ma dalle nostre esperienze dirette, nessun cliente è consapevole realmente del business che si muove alle sue spalle. Abbiamo contattato degli indirizzi che un fornitore ci ha venduto, ma nessuno aveva autorizzato questo utilizzo dell'indirizzo, quindi ci si chiede: perché molte aziende vendono dati profilati?

Semplice, perché non hanno costi visto che arrivano da servizi forniti o da iscrizioni varie, spesso fuorvianti, e possono essere venduti all'infinito. È un buon business? Certo che no, dalle nostre esperienze proprio no! a parte per le aziende che li propongono perché guadagnano 1000 euro ogni volta che ne vendono uno e possono farlo "n" volte.

Del resto, come mai riceviamo tutti quanti, ogni giorno, decine e decine di mail pubblicitarie da aziende che non conosciamo?

Piccola considerazione sul concetto di dato mail profilato

Spesso con questa frase si cerca di identificare un settore preciso o un gruppo di mail legate ad aziende specifiche. A parte le categorie di settore, il concetto di profilato è spesso usato per alzare il costo del database perché è davvero complicato avere una corretta registrazione del cliente che specifica argomenti di interesse o che specifica settori di interesse. Resta da capire, poi, se è meglio arrivare a segretarie o titolari di aziende, mogli o dipendenti. Resta un fatto che ci preme sempre analizzare: in base al nostro settore dobbiamo saper identificare il nostro cliente finale e non sperare nell'acquisto di dati profilati da altre aziende.

Un software per avvocati ha un target diverso da un maglione, una pentola o un servizio di piatti ha un targhet diverso da un prodotto specifico. Dobbiamo essere abili a capire questi contesti se vogliamo capire quali siano gli errori da non fare nelle newsletter.

Permettere sempre al cliente di cancellarsi in pochi click, meglio se uno solo!

Un altro problema che spesso notiamo nelle strategie di web marketing è la non chiara possibilità per l'utente finale di cancellarsi dagli invii. Se non sono interessato, devo potermi cancellare mentre l'azienda spera che non essendoci questa possibilità il cliente cancelli semplicemente la mail. Se non permettiamo all'utente finale di cancellarsi, rischiamo solo di essere catalogati come spam. Teniamo presente che semplicemente inviando mail a chi non se le aspetta, ri rischia di essere catalogati come spam.

Cosa significa essere spam?

Lo spam è la posta indesiderata. Non possiamo pensare che il cliente riceva solo la nostra e non dobbiamo stupirci se la reazione ad un invio è spesso sgarbata perché ogni giorno, ogni indirizzo riceve molto spam.

Un secondo aspetto dello spam è legato al sistema di invio perché essere spam significa rischiare di essere inseriti nelle black list con il nostro indirizzo ip. Detto in termini più semplici, quando un invio genera molto spam si rischia di danneggiare il sistema di invio e di farlo catalogare come poco sicuro. Se ci facciamo caso, infatti, tutte le aziende che forniscono ip dedicati, servizi smtp dedicati o servizi newsletter, per contratto, specificano che non autorizzano l'invio di spam.

Aspetti operativi: errori da non fare nell'invio di newsletter

Dopo una serie di premesse, analizziamo anche la fare operativa, perché tra gli errori da non fare nelle newsletter ci sono anche una serie di passaggi che dobbiamo organizzare bene:

1) Messaggio chiaro e diretto

2) Link chiari a pagine precise

3) Colori poco chiassosi

4) Pagine facili da leggere, senza troppe informazioni

Quando arriva una mail con la presentazione di un prodotto, e il link ci porta altrove, magari alla home page del sito, stiamo facendo perdere tempo al nostro cliente. Se proponiamo un prodotto, se parliamo a chi ci conosce o si è iscritto alla nostra lista mail, andiamo subito al punto e se è di nostro interesse, mettiamolo subito nella condizione di comperare, specificando sempre costi di spedizione e tempi di spedizione.

Ultimo aggiornamento 11/12/2015 11:31:28 10/12/2015 10:09:56



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